PSICOGENEALOGIA

La psicogenealogia indaga le trasmissioni a livello inconscio di memorie di eventi traumatici e conflitti emozionali tra antenati e discendenti.

PsicogenealogiaLa psicogenealogia spiega la trasmissione, da una generazione all’altra nelle famiglie, di memorie di eventi negativi, di debiti e obbligazioni, di ripetizioni inconsce di schemi comportamentali limitanti e restrittivi, oltre che positivi.

Nei riscontri degli psicogenealogisti tale ricaduta è collegata con eventi privati o più spesso collettivi drammatici, vale a dire con guerre, calamità naturali o crisi economiche che sconvolgono delicati equilibri ed esigenze affettive personali in coloro che vivono l’evento, con conseguenze gravi che possono influire sulle scelte di vita dei discendenti per tre – sette generazioni.

(Ricerche di etologia clinica condotte in Francia, dall’équipe del prof. Boris Cyrulnik, hanno riscontrano che nei discendenti di deportati nei lager nazisti sopravissuti all’esperienza e capaci di ricostruirsi una vita, lo stress era aumentato di quattro volte rispetto a quello degli antenati.)

Le privazioni, i torti subiti, le gravi perdite o le morti precoci creano nella psiche una ferita e una sofferenza per quello che non si è potuto avere o è stato portato via con la violenza, per i sogni infranti o per le realizzazioni personali spezzate dal destino avverso. I familiari e i figli percepiscono la presenza di un vuoto da colmare, di un’offesa o un’ingiustizia da riparare, di un equilibrio da restaurare affinché il fiume della vita possa riprendere il suo corso naturale verso la gioia.

La memoria delle ingiustizie attraversa le generazioni ricadendo come un fardello pesante sui discendenti, che, per dare una nuova possibilità all’avo o al familiare ferito, sacrificano spesso la propria vita, i propri sentimenti, i propri sogni, i propri diritti, spinti dalla lealtà familiare a risanare l’antenato e riportare la giustizia nel sistema.
Le conseguenze dei tentativi di riparazione nei discendenti possono presentarsi come problemi di salute fisica e mentale ( sacrificio della vita) o problemi di inserimento nella società e nel mondo del lavoro ( sacrificio della propria realizzazione intellettuale e creativa) , come fallimenti economici ( sacrificio del benessere materiale) o come difficoltà di formare una famiglia e di generare dei figli ( sacrificio della creatività fisica e della felicità affettiva).
La riparazione tramite il sacrificio di sé è però inutile, perché crea altre carenze, altro dolore, altri sacrifici che passeranno alle generazioni future. Un ciclo negativo che si ripete.

Come fermarlo?

L’inchiesta transgenerazionale permette di scoprire in quale area della vita una persona sacrifica la sua energia vitale a beneficio di un familiare e a detrimento di sé e dei suoi diritti naturali all’espressione del proprio potenziale affettivo e intellettivo e alla concretizzazione delle opere creative.

La ricerca psicogenealogica, portando consapevolezza e responsabilità là dove c’erano “incoscienza e ignoranza” – nel senso che le memorie genealogiche operano a livello inconscio, al di fuori della coscienza razionale e della volontà personale – , decreta la fine delle trasmissioni negative e può influire positivamente in molti settori della vita personale, sociale e collettiva.

E’ dunque importante, per se stessi, per la società in cui viviamo, per le generazioni future, comprendere il funzionamento della lealtà al destino avverso degli antenati e imparare nuove forme di riparazione basate sull’affermazione dell’intelligenza, della creatività e dell’amore.

Il  metodo Psicogenealogia Umanistica, elaborato da Anastasia  Miszczyszyn, utilizza strumenti che permettono di riconoscere l’influenza  delle memorie  degli avi  sul comportamento dell’individuo nella vita personale, affettiva/relazionale e lavorativa.

L’oggetto della sua indagine è scoprire i conflitti ereditati dagli antenati a causa delle condizioni di vita, che non hanno permesso loro di godere dei diritti naturali dell’essere umano e di esprimere pienamente le loro capacità e aspirazioni.

La Psicogenealogia Umanistica si discosta dalla psicologia clinica (non è interessata a diagnosi di sintomi né a metodi di cura) per diventare ricerca storica, biologica e sociologica delle proprie originicon l’obiettivo di valorizzare le risorse dell’uomo e prendere consapevolezza della presenza, nella coscienza umana, di un codice innato di diritti e doveri che, disatteso, è fonte di sfruttamento, sacrifici e ingiustizie e, applicato, produce sviluppo del potenziale creativo in ogni settore della vita, solidarietà e collaborazione nelle relazioni, prosperità ed equità nell’uso del denaro e delle risorse materiali.

La Psicogenealogia Umanistica, perciò, si ispira alla scuola di psicogenealogia clinica francese  (caposcuola Anne Ancelin Schutzenberger) esclusivamente per quanto riguarda il metodo di decodifica delle connessioni tra i dati biografici  di antenati e discendenti nell’albero genealogico e il concetto di eredità psicologica  o trasmissione trasgenerazionale di memorie di eventi, sentimenti e conflitti da una generazione all’altra nel clan familiare.

L’approccio interpretativo della dinamica delle trasmissioni transgenerazionali è supportato, nella Psicogenealogia Umanistica, da altre fonti.

La prima è la Teoria Motivazionale di Abraham Maslow, che individua le principali esigenze biologiche e psicologiche dell’uomo nella gerarchia dei bisogni fondamentali  e identifica  il nucleo della motivazione vitale nel  principio dell’autorealizzazione, cioè nella tendenza naturale dell’essere a sviluppare pienamente le proprie capacità innate a livello affettivo, cognitivo e creativo.

Concetti principali della Teoria Motivazionale:

  • istinti deboli: le competenze istintive della specie umana (fisiche, affettive e cognitive) hanno bisogno della trasmissione d’amore del genitore per essere apprese in modo soddisfacente e completo;
  • bontà intrinseca della natura umana: l’intenzione degli istinti è volta al mantenimento e alla prosecuzione della specie, se l’individuo non è minacciato gli istinti brutali non vengono espressi;
  • codice biologico innato tendente alla soddisfazione dei diritti naturali dell’essere e alla sua autorealizzazione. L’essere umano è istintivamente motivato a sviluppare ed esprimere tutto il suo potenziale di capacità e talenti ( materiali, affettivi e cognitivi e spirituali) e tende all’autorealizzazione di sé;
  • l’individuo si sviluppa in un processo alterno di conservazione e differenziazione dell’eredità ricevuta. ( formazione dell’identità personale in un’alternanza di obbedienza al bisogno di appartenenza al gruppo e al bisogno di riconoscimento individuale).

La seconda è la scuola francese di Psicobiologia Transgenerazionale (Biologia Totale degli Esseri Viventi o décodage biologique) di Claude Sabbah, che teorizza una relazione  costante tra la gerarchia dei bisogni psicologici fondamentali, l’organizzazione del sistema nervoso e gli apparati organici (invariante biologica) e studia  la trasmissione transgenerazionale dei conflitti attribuendo al fenomeno una motivazione biologica, cioè la necessità vitale di registrare nella memoria cellulare ogni conflitto che minaccia l’essere vivente ai fini di trovare, nel tempo,  la migliore soluzione possibile per la sopravvivenza, il benessere e la realizzazione di ogni singolo individuo, dei gruppi familiari e della specie.

Concetti principali:

  • conflitto biologico:  è un conflitto che sorge quando l’individuo non riesce a soddisfare un bisogno esistenziale. Per la coscienza biologica ( paleocervello) si delinea la necessità di trovare una soluzione ottimale; per questo se il conflitto non viene risolto da un individuo, esso viene registrato nella memoria genetica e trasmesso ai discendenti. Per la stessa ragione, una volta compreso il conflitto e trovata una soluzione di ordine superiore, il conflitto cessa di esistere;
  • progetto-senso: è il fenomeno di trasmissione intergenerazionale di sogni e desideri irrealizzati, progetti inconclusi, aspirazioni ideali, ansie e paure inconsce tra genitori e figli. Il processo della trasmissione del progetto è sviluppato in seguito dall’interessante lavoro di Jean Philipe Brébion sull’impronta di nascita.
    La terza fonte è la Scuola Sistemica di Filadelfia, soprattutto il lavoro di Ivan Boszormenyi Nagy, che sviluppa i concetti fondamentali per identificare i conflitti trasmessi all’interno del clan familiare: la lealtà familiare invisibile e la giustizia del mondo umano.

La lealtà familiare invisibile è il vincolo di amore biologico dovuto al legame di sangue tra genitori e figli. Il legame sacro di lealtà verso i propri genitori vincola i figli alla fedeltà alla famiglia e al sacrificio di sé, cioè dei propri sogni, desideri, aspirazioni e diritti personali, quando è richiesto dagli eventi e dalle condizioni di vita.
Comprendere le motivazioni della lealtà familiare permette di decodificare e di risolvere comportamenti e scelte negative e distruttive dei discendenti.
La giustizia del mondo umano è il concetto che spiega come le relazioni umane siano improntate a criteri di reciprocità e di scambio equo tra i soggetti. All’interno del sistema familiare l’equo scambio assume configurazioni diverse tra i pari grado e gli appartenenti a ranghi diversi ( diverse generazioni).
Boszormenyi Nagy parla di un registro della contabilità degli scambi relazionali nelle famiglie che attraversa le generazioni e viene trasmesso ai discendenti. I discendenti, anche se ignorano il vissuto degli antenati, tendono a ristabilire l’equilibrio della giustizia sociale, spesso con grandi sacrifici del proprio benessere e dela propria evoluzione.
Svelare le riparazioni inconsce delle ingiustizie fatte e subite degli antenati favorisce una presa di coscienza che conduce a un alleggerimento sostanziale del carico ereditario.