Decifrare il progetto senso

Presentiamo un caso esemplificativo di come la psicogenealogia umanistica arriva a decifrare le programmazioni familiari all’origine di un problema. La cliente ci pone il quesito: vorrei sapere perché nella vita tutto mi va bene ma in amore resto sempre sola. L’origine del problema sta nel suo PROGETTO SENSO, ciè nelle programmazioni familiari rivelate dalla data di nascita e dal nome.

Decifrare il progetto senso.

Presentiamo un caso esemplificativo di come la psicogenealogia umanistica arriva a decifrare le programmazioni familiari all’origine di un problema. La cliente ci pone il quesito: vorrei sapere perché nella vita tutto mi va bene ma in amore resto sempre sola. L’origine del problema sta nel suo PROGETTO SENSO, ciè nelle programmazioni familiari rivelate dalla data di nascita e dal nome.

Virginia è una giovane donna (36 anni) di grande talento, intelligenza, capacità comunicativa e sensibilità. La sua vita funziona bene professionalmente ed economicamente, ma non lato dei sentimenti e delle relazioni. Le sue esperienze amorose contano numerose separazioni, avvenute principalmente per iniziativa del fidanzato di turno che, più di una volta, l’ha lasciata senza una spiegazione apparente dopo promesse di matrimonio e fidanzamento ufficiale. E’ una persona socievole e mantiene contatti con cugini e parenti oltre che con amici e colleghi. Personalmente non si rilevano in lei apparenti difficoltà a relazionarsi o  a trovare dei partners, così la ricerca della causa della solitudine si dirige verso  la storia familiare.

Si esaminano dapprima i dati biografici sul nucleo familiare di origine: una famiglia di proprietari terrieri benestanti che, nelle ultime due generazioni è progredita dallo stato di affittuario e mezzadro a quello di proprietario con molto impegno, lavoro e fatica. E’ una famiglia unita da un forte legame di solidarietà e collaborazione, soprattutto dal lato paterno. Dal lato materno invece c’è più distacco tra i parenti, meno frequentazione, meno affettività. Descrivendo le figure dei genitori Virginia parla di un padre affezionato, ma molto esigente nelle aspettative riguardo al compimento degli studi, severo nel controllo della sua vita di amicizie e di relazioni nell’adolescenza, geloso e possessivo ( più volte le impedisce di  uscire con le amiche e di andare a divertirsi). Un altro aspetto della figura paterna è che Virginia, pur certa dell’amore del padre, lamenta la mancanza di manifestazioni fisiche di affetto fin dall’infanzia. Ricorda un episodio di quando poteva avere quattro/ cinque anni in cui suo padre l’ha scostata da sé quando lei cercava di farsi prendere in braccio. E’ in quel momento che Virgina formula la convinzione di essere non amata e rifiutata dal padre: questa convinzione l’accompagnerà tutta la vita. La figura della madre viene percepita come preoccupata della soddisfazione dei bisogni materiali , ma poco affettuosa e soprattutto carente nel sostenerla psicologicamente quando ha bisogno di conforto, consiglio e sicurezza. Nella coppia genitoriale la madre non esprime quasi mai il suo pensiero e la sua volontà personale, vive in punta di piedi nella famiglia del marito quasi temesse di disturbare. Dal racconto di Virgina desumiamo che la formazione di un’identità sessuale sicura che deriva dalla percezione dell’ amore del padre e dal confronto con la femminilità della madre è avvenuta in maniera carente: Virginia, pur sapendo di essere amata dai genitori, non apprende dal loro esempio come manifestare l’amore, come scegliere un compagno che non la respinga, come sentirsi sicura della suo  potere femminile. Orienta la sua vita nell’esprimere ciò che conosce e le riesce meglio: lavorare e aiutare gli altri.

Si passa ad esaminare le informazioni che fornisce l’albero genealogico per ricostruire le origini ancestrali del mancato sviluppo affettivo dei genitori. Ma dove cercare precisamente? Il nome di Virginia e la sua data di nascita sono in corrispondenza con diverse antenate, sia dal lato materno, sia dal lato paterno: questo dato significa che l’origine della sua solitudine e della difficoltà a formare una coppia vanno cercate nelle donne dell’albero indicate dagli indizi. Virginia nasce l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione della Vergine e Maria e perciò le viene attribuito il nome. Una sua prozia, suor Maria Immacolata, ha preso i voti la stessa data. Il 10 di marzo, vicino alla data di concepimento nasce la bisnonna paterna Assunta,  il 5 marzo si sposa la nonna paterna Maria e il 12 dicembre muore la nonna materna Annunziata. Queste sono le figure femminili che risuonano con il problema di Virginia: il suo compito è di raccogliere le informazioni ricordate dalla famiglia sulle loro vite e poi verificare le memorie cellulari realmente trasmesse durante il processo del genodramma. Qui di seguito le informazioni, per mancanza di spazio, verranno date in maniera sintetica.

La nonna e la prozia sono figlie di una coppia di genitori legata da un profondo sentimento di amore, che viene manifestato appropriatamente con gesti di affetto sincero. Il bisnonno, pur essendo di modesta condizione sociale, è un uomo di fede che trova nella religione la forza d’animo per sopportare la fatica con serenità e amore per la vita.  Il trauma si verifica quando muore giovane a causa, sembra di un attacco di cuore. Per la bisnonna la morte del marito è la fine della gioia e della bontà della vita. Per mandare avanti la famiglia reagisce, ma nel profondo dell’animo è devastata da un dolore inconsolabile. Come viene vissuto il lutto e il sentimento di perdita dalle figlie femmine Annunziata e Letizia, che poi diventerà suor Immacolata? Annunziata sposa un uomo di condizione sociale superiore, ma che torna dalla prima guerra mondiale provato fisicamente da una ferita che lo rende invalido e moralmente dalle privazioni e dagli orrori vissuti in trincea. Un uomo non più vitale, “morto” nell’anima. Annunziata passa molto tempo in ospedale al capezzale del marito ed è costretta a lasciare spesso la madre di Virginia, sua figlia Maria Pia, alle cure della suocera, l’arcigna e amareggiata Luigia. Maria Pia soffre enormemente della mancanza di cure e di affetto da parte della madre. Inoltre il marito di Annunziata vive in una famiglia patriarcale gestita con mano di ferro dal suocero, in cui circola poco denaro, che viene investito nell’acquisto di proprietà  terriere e utilizzato per le strette necessità della sopravvivenza. Nel genodramma questo atteggiamento è causato da una profonda paura di ricadere nello stato di indigenza e di doversi sottomettere nuovamente ai padroni. Il padre di Maria Pia, umiliato dalla vergogna di non avere le forze necessarie per gestire il patrimonio e l’attività di famiglia, nasconde l’umiliazione dietro un comportamento duro e severo. Nella vita di Annunziata l’amore, con la morte del padre, è definitivamente perduto. Per fedeltà alla madre sofferente non può formare una coppia felice. Guardando la figlia Maria Pia ne avverte la fagilità e la sensibilità e cerca a modo suo di prepararla alle prove della vita con un’educazione poco affettuosa, trasmettendole la convinzione che non c’è felicità e potere nella vita delle donne. Maria Pia nel genodramma si sente tremendamente sola, fragile e debole. Diventata madre si sente assolutamente incapace e inadeguata;  non avendo riferimenti certi, non riesce a essere punto di riferimento per Virginia.

La sorella di Annunziata, Letizia, sceglie il monacato e vive la sua vocazione serenamente. In questa sua scelta supera la perdita del padre terreno riunendosi a lui nello spirito e facendone vivere la fede.

Dal lato materno Virginia eredita la consapevolezza della perdita dell’amore che porta un dolore inesauribile e una genealogia di figure femminili avvilite da una vita matrimoniale fatta di fatica e di rinunce al piacere e al benessere. L’unica scelta felice indicata dalla genealogia femminile è quella della monaca.

Esaminiamo il lato paterno.

La prima corrispondenza  è quella con la morte della bisnonna paterna, una donna  che sposa un uomo di condizione sociale superiore e viene osteggiata dalla famiglia del marito, soprattutto dalla suocera. Alla morte precoce del marito la famiglia di lui non provvede ai suoi figli di cui tre muoiono di stenti e malattie. La  nonna di Virginia è sconvolta dalla morte di un fratello e una sorella maggiori e di una sorellina piccola che la mamma le aveva lasciato in custodia. La seconda corrispondenza  con il matrimonio della nonna paterna, che sposa un uomo capace e di buon carattere, ma amante delle donne. Seppure mai davanti a lei la tradisce ogni volta che si allontana da casa. La nonna di Virginia partorisce il padre alla fine delle seconda guerra mondiale e, subito dopo, rimane di nuovo incinta di una bambina che, a causa delle privazioni economiche del dopo guerra, muore a un anno di febbre intestinale, lasciandola in una profonda depressione. Il marito è dedito interamente alla riscostruzione materiale del lavoro e il padre di Virginia cresce in un’atmosfera di paura ( ci sono ancora i rastrellamenti dei tedeschi), di precarietà, di scarsità di mezzi e di privazione di cure da parte della madre incinta della sorella e in seguito afflitta dalla depressione. Nel genodramma il padre sente la sua incapacità di esprimere l’amore nei gesti ed è pervaso dalla paura della perdita: paura per la morte della sorella e paura che anche la madre non ce la faccia a sopravvivere. Sono queste le ragioni per cui sposa una donna poco affettiva, che rimane accanto a lui nonostante le sue carenze, e proietta sulla figlia la paura della perdita attraverso la gelosia e il controllo. Virginia perde il padre all’età di 32 anni. Prendendosene cura in ospedale ha occasione di riavvicinarsi a lui e di ristabilire il contatto fisico affettuoso. Questa esperienza è per lei fonte di rigenerazione,in seguito al periodo di lutto comincia a frequentare corsi di danza etnica attraverso la quale impara a prendere contatto con la sua femminilità. Il lavoro sull’albero genealogico le permette di prendere coscienza di tutte le memorie di sofferenza femminile delle antenate: sofferenza come figlie, mogli e madri e di ricevere da loro i permessi a vivere di nuovo l’amore.